giovedì 30 Marzo 2017 - h 11:58

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Emilio Badini, primo Nazionale rossoblù. La parabola sfortunata sua e del fratello Angelo

Dai 3 minuti di Simone Verdi martedì sera ad Amsterdam, ai 4 tempi supplementari delle Olimpiadi di Anversa, solo 150 km più a sud ma ben 97 anni prima: Emilio Badini, nella calda estate delle Fiandre, fu il primo rossoblù in Nazionale, debuttante il 31 agosto 1920 nel torneo di consolazione dei Giochi a cinque cerchi, in un Italia-Norvegia. Partita in parità, poi decisa in favore degli azzurri – sfiniti dal clima torrido e dal lungo minutaggio – nel corso del terzo overtime da un fendente proprio del nostro Badini, all’esordio.

Ma non c’era da stupirsi che fosse toccato a lui risolvere la contesa: si trattava infatti del primo grande cannoniere della storia del Bologna«I suoi tiri poderosi, vere cannonate» scrisse ai tempi il dirigente rossoblù Enrico Sabattini«fecero epoca. Da venti, trenta metri, da vicino al corner come da mezzo campo, tutte le posizioni erano buone perché partisse dal piede di Emilio la sventola che non perdona. Dotato di una struttura formidabile e di uno scatto eccezionale egli eccelse anche oltre i confini dell’Emilia: alcuni suoi goals sono rimasti memorabili. Era l’incubo, non soltanto metaforico, di lutti i portieri». Abituato a segnare al debutto, aveva realizzato un gran gol pure alla sua prima col Bologna, il 23 novembre 1913 contro il Modena, al campo dello Sterlino che proprio quel giorno veniva battezzato ufficiosamente, mentre la settimana dopo sarebbe stato inaugurato in pompa magna, e qualche anno più tardi intitolato ad un altro grande della famiglia Badini.

Coi fratelli Angelo, Cesare ed Augusto e le tre sorelle, Emilio proveniva dall’Argentina dove il padre, un capomastro emigrato, aveva fatto fortuna. I Badini rappresentarono la prima ventata sudamericana del Bologna, ma erano italiani a tutti gli effetti (il nostro Emilio partecipò anche alla Grande Guerra come ufficiale dei bersaglieri). Ebbero fama e notorietà solo lui ed Angelo, ma non per tanto. La partecipazione olimpica fu il canto del cigno della breve carriera di Emilio: durante un’amichevole a Padova, il 26 settembre 1920, un duro scontro con un avversario gli procurò un grave infortunio a un ginocchio, e successivamente si rese presto conto di non essere più il giocatore di prima ritirandosi definitivamente dall’attività agonistica a soli 24 anni. Morto il 5 agosto 1956, riposa insieme al fratello maggiore e ad Alfonso Pessarelli, altro pioniere rossoblù, nella tomba collocata nel portico sud del chiostro VIII della Certosa.

La sorte di Angiolino – centromediano con 43 presenze rossoblù dal 1913 al 1921 – era invece stata addirittura peggiore, poiché morì improvvisamente di tonsillite setticemica nel febbraio ’21, a soli 27 anni. La città di Bologna, della cui squadra Badini I era divenuto l’anima e il cuore, gli tributò onoranze funebri imponenti.

Dalle colonne de Il Littoriale del giugno ’36, ecco un racconto di Angelo Badini e del suo fondamentale contributo al repentino sviluppo del Bologna.

Impostosi subito nell’allora ristretto ambiente bolognese, non solo per le sue indubbie doti tecniche, ma particolarmente per le qualità morali che fecero di lui per molti anni il vessillifero più degno del Bologna, col suo spirito cavalleresco, la generosità del suo animo e l’ardente passione per il giuoco del calcio, riuscì a galvanizzare la sua nuova squadra sicché il Bologna iniziò fino dal lontano 1913 quell’ascesa che portò più tardi la compagine bolognese alla conquista dei massimi allori. In campo fu non solo un dominatore per il suo gioco infiammato, ma un animatore impareggiabile. Quando nei momenti incerti della lotta si udiva volitiva la sua voce gridare “Forza Bologna!” era uno squillo di vittoria. Oltreché ottimo Camerata, fu anche maestro ed incitatore dei giovani che allora si apprestavano a dare i primi calci: Genovesi, Baldi, Pozzi, Gianese, furono di lui allievi e compagni. Capitano del Bologna per otto anni, capitano della Rappresentativa Emiliana, fu anche capitano di quella prima squadra rosso-bleu che nell’immediato dopoguerra balzò alla rinomanza nazionale. Della sua opera di apostolato e proselitismo egli stava raccogliendo i primi frutti (il fratello Emilio olimpionico ad Anversa, l’allievo prediletto Genovesi chiamato in nazionale a Marsiglia) quando un morbo repentino e ribelle il 12 febbraio 1921 lo trasse alla tomba. La sua morte ebbe un’eco dolorosa a Bologna, fra gli sportivi di tutta Italia. La sua dipartita lasciò negli sportivi bolognesi un largo retaggio di rimpianto e di esempio. Al suo nome venne intitolato il campo dello Sterlino.

Nella foto, tratta da Archivio Timf: i giocatori del Bologna, fra cui Angelo Badini, posano insieme agli avversari del Real Madrid allo Sterlino, prima dell’amichevole disputata il 26 dicembre 1920. Il Bologna si impose 3-0 sulle merengues con reti di Perin (2) e Alberti.

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