venerdì 17 Marzo 2017 - h 17:21

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Annalisa Bulgarelli: “Il sorriso di papà Giacomo”

In occasione della festa del papà che domenica farà da cornice alla gara contro il Chievo, proseguono le interviste sui papà celebri della storia rossoblù. Dopo le parole di Marcella, figlia di Angelo Schiavio, pubblicate ieri, oggi è la volta di Annalisa che ci racconta Giacomo Bulgarelli.

“Era un gran papà, sempre allegro: con le sue risate e le sue battute sempre pronte sapeva sdrammatizzare anche le situazioni più difficili”. A raccontarci di Giacomo Bulgarelli in versione papà è la primogenita Annalisa: “La sua simpatia lo portava ad essere sempre circondato da amici, non solo suoi ma anche miei e dei miei fratelli Stefano e Andrea. Quando in estate organizzavamo grandi feste nella nostra casa di San Pietro in Casale, i nostri amici facevano a gara per incontrarlo. Se lui non era presente perché il lavoro lo aveva trattenuto fino a tardi, loro rifiutavano di andarsene fino al suo ritorno perché sapevano che avrebbe improvvisato una bella spaghettata. Quante volte abbiamo fatto l’alba tutti assieme!”
Lei era l’unica figlia femmina, che legame vi univa? “Proprio perché ero l’unica femmina il nostro era un rapporto speciale. Papà era il mio punto di riferimento, gli raccontavo tutto e mi confidavo volentieri con lui; ricordo che quando andò in Giappone per seguire i mondiali gli facevo lunghe telefonate intercontinentali perché avevo bisogno delle sue parole”.
Era geloso? “Non particolarmente. Quando lavoravo in discoteca, da ragazzina, veniva a trovarmi ma sempre con la mamma e qualche amico e lo faceva più che altro per divertirsi, tanto che se i dj mettevano un disco revival finiva per scatenarsi sul cubo, mandando in visibilio gli avventori del locale che lo riconoscevano. Aveva tanti amici ma in particolare era legatissimo a Toro e Orazio, i suoi compagni di scorribande. Erano amici da sempre. Orazio era proprietario di un negozio di filati in via Clavature e papà quando poteva passava a trovarlo. Il negozio era sempre pieno di signore che compravano la lana e lui si mostrava interessato chiedendo addirittura che gli insegnassero i segreti dell’uncinetto o a fare la maglia. Le signore si guardavano stranite finchè qualcuna di loro esclamava <<mo a me lu què am per ed cgnósser>>. Altre volte si affacciava in negozio fingendosi turista e chiedeva indicazioni per piazza Maggiore. Ottavio stava al gioco e gli dava le coordinate sbagliate creando il panico nelle clienti che intervenivano per correggere il tiro”.

BULGARELLI

Immagino che per strada lo riconoscessero tutti… “Sempre, e lui si fermava continuamente a salutare, aveva una buona parola per tutti, anche quando andava un po’ di fretta non si sottraeva mai. Forse proprio per la sua disponibilità e il suo carattere aperto i bolognesi gli hanno sempre voluto tanto bene. Ricordo un episodio in particolare: eravamo in via Santo Stefano e passò un camion di quelli che raccolgono la spazzatura. I due addetti alla raccolta lo riconobbero e saltarono giù dal camion per corrergli incontro, papà si fermò volentieri a parlare con loro.
D’estate andavamo in vacanza a Milano Marittima e anche lì tra i bolognesi in villeggiatura e gli altri turisti c’era sempre qualcuno che veniva a chiedergli un autografo. Quando lavorava ci raggiungeva nei fine settimana, ma in spiaggia non scendeva mai, credo che non gli piacesse. Piuttosto aveva l’abitudine di comprare cinque o sei giornali e passare la mattinata al bar dello stabilimento balneare a leggerli da cima a fondo commentando le notizie con gli amici”.
Ha qualche ricordo di lui in campo? “Ho un’immagine di un fine gara, avrò avuto all’incirca sette anni, la partita era terminata e i giocatori stavano rientrando negli spogliatoi. Io e i miei fratelli eravamo in tribuna e papà si fermò a salutarci sotto gli spalti. Poi quando ha smesso di giocare e ha cominciato a lavorare come cronista in televisione l’ho accompagnato a qualche partita standogli a fianco mentre era in diretta. Ha sempre fatto un grande tifo per il Bologna, quando perdeva sapevamo tutti che era meglio lasciarlo in pace ed evitare di parlargli per un po’”.
Fuori dal campo che passioni aveva? “Era sempre uno sportivo, giocava a tennis al circolo Virtus. E poi gli piaceva la bicicletta da corsa e le domeniche in cui era libero si faceva lunghe pedalate fuori città con gli amici approfittando anche per fermarsi a mangiare in qualche trattoria”.
Lei e i suoi fratelli gli avete dato quattro nipotini, com’era Giacomo in versione nonno? “Era affettuoso, un nonno perfetto. Voleva un gran bene ai nostri bimbi e guai a chi glieli toccava. Oggi la sua presenza ci manca. A volte la sera prima di dormire mi ritrovo a parlare con lui e ho l’impressione che sia ancora qui con noi, con me, sorridente come sempre”.

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