mercoledì 24 Maggio 2017 - h 15:16

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A 90 anni dall’inaugurazione dello stadio, sabato in campo con la terza maglia

In occasione di #BFCJuventus, ultimo turno di campionato, sabato il Bologna celebrerà la ricorrenza dei 90 anni dall’inaugurazione dello stadio indossando la terza maglia, che riporta nella parte anteriore la stampa fotografica della Torre di Maratona, che del nostro stadio è l’autentico simbolo.

Dal 1927 Bologna si è dotata di uno stadio magnifico, il “Littoriale”.

Il nome non lascia dubbi sull’impronta politica della costruzione di questo impianto, promossa infatti da Leandro Arpinati, gerarca fascista podestà di Bologna e presidente della Figc. Uno dei sogni da lui realizzati fu proprio l’edificazione di un grande stadio a Bologna: iniziato nel 1925 e inaugurato il 29 maggio 1927, il “Littoriale” fu il primo stadio italiano sorto per iniziativa pubblica. Arpinati chiese alle aziende bolognesi di ogni settore un versamento di almeno 1000 lire (corrispondenti a 728 euro), un milione (728.000 euro) arrivò dal governo, 3 milioni (2.186.000 euro) dal PNF (Partito nazionale fascista).

Lo stadio, l’elemento più importante del complesso polisportivo denominato il Littoriale, non era ancora del tutto terminato, ma già imponente: le caratteristiche tecniche, in particolare l’uso del calcestruzzo armato, ne fecero una delle più ardite costruzioni d’Europa. La piscina coperta, riscaldata d’inverno, e la grande piscina scoperta, avevano pochi eguali nell’Italia dell’epoca.
Il progetto del grande complesso polisportivo è dell’ing. Umberto Costanzini (1897-1968), ingegnere capo dell’Ufficio tecnico della Casa del Fascio; un ruolo importante fu svolto anche da Giulio Ulisse Arata (1881-1962), specialmente per la parte architettonica, ma entrambi lavorarono seguendo le direttive di Arpinati.

Si trattava di una vera svolta nella spettacolarità della gioco e della fruizione del calcio: fino agli anni ‘20 gli impianti sportivi, anche quelli monumentali, non si adattavano felicemente alla disputa delle gare né alla loro visione. Genova era una delle rare città dotate fin dal 1911 di un impianto costruito per il calcio, nel 1924 a Udine venne inaugurato lo stadio “Moretti”, nel 1926 avevano visto la luce il “Filadelfia” di Torino e il “San Siro” a Milano (utilizzato solo dal Milan): tutti impianti destinati solamente al calcio, come il “Testaccio” inaugurato a Roma nel 1929. Il “Littoriale” di Bologna no: era un impianto polisportivo, secondo l’indirizzo fascista, in cui il campo da calcio era circondato da una pista podistica a sei corsie e lo stadio stesso era attorniato da due piscine e quattro campi da tennis, configurandosi così come una vera e propria cittadella sportiva. Inoltre, costruito alla periferia della città, presentava uno stile architettonico lontano dall’eccessiva monumentalità dell’architettura fascista, seppure ispirato alla Roma imperiale. Allo stesso modo, anche gli stadi successivamente edificati (in quel tempo ne nascevano in quantità) furono ispirati dal modello polisportivo del “Littoriale”: così l’Arena “Garibaldi” a Pisa, il “Berta” di Firenze, la “Favorita” di Palermo, il “Littorio” a Trieste, il “Mussolini” a Torino, il “Cimbali” di Catania, il “Via Vesuvio” di Napoli ed il “Menti” di Vicenza, uno degli impianti più moderni dell’epoca. A Bologna, in occasione della posa della prima pietra del “Littoriale” giunse in città il Re Vittorio Emanuele III, mentre Mussolini si presentò il 31 ottobre 1926 su un cavallo bianco, lo stesso su cui venne immortalato nella statua a lui dedicata che campeggiò dal 1927 al 1943 nell’abside che sovrasta i Distinti. I muri erano realizzati con il tipico mattone rosso bolognese e le finestre ad arco contribuivano a renderlo un apprezzabile edificio; un’ulteriore particolarità fu conferita, oltre che dal collegamento al portico più lungo del mondo (il portico di San Luca), dalla costruzione della torre di Maratona nel settore opposto alla tribuna. La capienza del “Littoriale” era da capogiro: 50.100 posti, quasi a voler spaventare le compagini avversarie che si trovassero a giocare contro il Bologna e i bolognesi. E in occasione della prima partita ufficiale disputata qui i posti si riempirono tutti: era il 29 maggio 1927 e ad assistere alla vittoria dell’Italia sulla Spagna per 2-0 (con un gol del capitano rossoblù Della Valle) furono addirittura 55.000 spettatori, record assoluto per gli anni ‘20. Fulvio Bernardini giocava allora nella squadra azzurra e ricorda come, alla vigilia della partita, Bologna fosse in pieno fermento e sembrasse la sede di una grande fiera nazionale: macchine con tutte le targhe, treni che scaricavano gente vociante proveniente da tutta Italia, alberghi, ristoranti e locali stracolmi. Un successo che avrebbe contribuito alla scelta di questo stadio come uno degli impianti in cui ospitare il Mondiale del 1934, vinto dalla Nazionale azzurra.

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