Addio Mister, vivrai per sempre nel nostro cuore
Sinisa Mihajlovic ci ha lasciato oggi, all’età di 53 anni, dopo una lunga e commovente battaglia contro la leucemia. Il Bologna Fc 1909 piange l’allenatore che ha guidato i rossoblù fino allo scorso settembre.
Sinisa Mihajlovic era nato a Vukovar il 20 febbraio 1969 e proprio a Bologna aveva iniziato la sua carriera da allenatore nel 2008, dopo i successi da calciatore con le maglie di Stella Rossa, Roma, Sampdoria, Lazio e Inter. E sulla panchina del Bologna era tornato nel gennaio 2019, conducendo la squadra al decimo posto dopo un’incredibile rincorsa alla salvezza conclusa con 30 punti conquistati nelle 17 partite della sua gestione.
Ma proprio all’inizio della stagione successiva, il 13 luglio 2019, arriva la notizia che sconvolge il club, i tifosi e tutti gli appassionati di calcio: Mihajlovic comunica in una commossa conferenza stampa a Casteldebole di aver contratto una forma acuta di leucemia. Il ricovero in ospedale e le pesanti cure a cui è sottoposto non gli impediscono di continuare a svolgere il suo lavoro: il club conferma dal primo momento l’intenzione di proseguire con Mihajlovic, lui segue la squadra a distanza e comunica con i giocatori grazie alla tecnologia e alla mediazione costante del suo staff di collaboratori. Dopo 44 giorni di ricovero, il 25 agosto Mihajlovic lascia a sorpresa l’ospedale per sedersi in panchina allo stadio Bentegodi di Verona per la prima trasferta di campionato.
Per altre tre stagioni Mihajlovic continua a guidare i rossoblù, ma il 26 marzo scorso è costretto a comunicare la ricomparsa della malattia e il conseguente nuovo ricovero. A settembre la sofferta decisione da parte del club di sollevarlo dall’incarico: “La scelta più difficile”, dice Joey Saputo, “da quando sono presidente del Bologna”.
In questi mesi Sinisa ha continuato a lottare lontano dai riflettori, circondato dall’affetto della sua splendida famiglia. Voleva vivere, voleva ritornare sui campi di calcio, che erano stati la sua vita da quando era bambino. Non ce l’ha fatta, Mihajlovic, eppure ha vinto anche stavolta. Ha vinto con l’esempio che ci ha dato. Ha vinto non nascondendo le proprie debolezze e le proprie umanissime paure. Mihajlovic, che in tanti amavano definire “il guerriero”, ha vinto con la dolcezza della fragilità, insegnando ai più giovani che la vera forza non sta nel sentirsi invincibili, ma nel provare sempre a rialzarsi.
A Bologna abbiamo vissuto insieme a lui tre anni e mezzo meravigliosi e terribili, in uno stato d’animo che di solito non accompagna le spensierate vicende del pallone. Non solo il club, ma tutta la città lo ha accompagnato per quanto possibile in questo duro cammino: il Comune gli ha conferito la cittadinanza onoraria, i tifosi hanno rivolto al cielo i loro auspici di guarigione salendo in processione alla basilica di San Luca, il luogo dell’anima di tutti i bolognesi. Bolognesi che oggi ti piangono, Sinisa, abbracciando idealmente Arianna e i tuoi figli, sapendo bene che un “concittadino” così, una volta entrato nel cuore di tutti, ci resterà per sempre. Più vivo, più vittorioso che mai.
Ciao Mister.